venerdì 22 febbraio 2008

Rieccomi qui, dopo un periodo piuttosto difficoltoso. Il post precedente ne e' stato quasi l'apice. Ora va meglio e nel frattempo sono passate influenze, bronchiti e raffreddori in genere... Il periodo di Natale e Befana in genere e' sempre abbastanza una schifezza, dico sempre che c'e' qualcosa che si rompe, e come volevasi dimostrare, quest'anno mi si e' rotta la nonna. Con una stupida caduta ci siamo fregati il femore. Purtroppo anche in questo caso credo sia stato semplicemente il manifestarsi in qualche modo della rottura di n equilibrio che stava gia' su con gli spilli.

Mia nonna e' mancata la mattina del 18 Febbraio, giorno dopo del suo compleanno (85) e stesso giorno (di alcuni anni dopo) in cui e' mancato mio nonno. E' stupido, ma voglio credere che in qualche modo sia stato lui a chiamarla e ad aspettarla in quel momento e che adesso finalmente siano in pace ed insieme. Avevo scritto un post tempo fa che ripropongo per me e per chi avra' voglia di leggere.

Ciao nonna, un bacio.


80 anni senza andare fuori tempo.


E’ parafrasando il bel libro di Sandro Ciotti che penso di mia nonna. Una nonna lontana quanto l’altro capo dell’Italia. Amata e conosciuta attraverso le sue marmellate e la pasta fatta in casa. Attraverso quell’arte semplice e casalinga di gusti buoni e biscotti rubati dal tagliere. Di vecchie abitudini e manualita’ tutta da imparare.

Ed ora non c’e’ piu’ tutta questa distanza. Per un po’ la mia nonna stara’ con noi, per godercela ed ascoltarla raccontare. Ed e’ pazzesco sentire cose trapassate e mai sapute.

La guardo mentre dice piu’ volte gli stessi aneddoti e vedo un altro uso della quotidianita’, dei gesti, del rivolgere la parola. Annuso un lontano modo di corteggiare fatto di pazienza e distacco comprendendo appena come si potesse accettare un matrimonio. Eppure quel matrimonio e’ durato piu’ di 50 anni, con i suoi dolori e litigi e gioie e figli. Con i suoi silenzi e dissensi pronunciati in dialetto. Una vita tra casa e famiglia. Tra obblighi e doveri. Senza mai ombra di insoddisfazione.

Ma quello che vedo oggi negli occhi di mia nonna quando parla, e’ pacata tristezza e pure pacata allegria. Sono occhi che si spostano nel tempo, tra i visi e le stagioni, scardinando qualche ricordo rimasto incagliato in una piega della memoria e perdendone un altro… tanto per pareggiare il conto. E di una intera vita, di ricordi ce n’e’ poco piu’ di una manciata, ma io li ascolto e li riascolto, e non so se e’ piu’ bello immaginare dalle sue parole o osservare dalle sue parole il suo viso immaginare.