domenica 24 luglio 2005

Un raccontino


Odore pesante e oleoso che si sente in tutte le stazioni. Accarezza i capelli, si ferma sui vestiti, persistente e invisibile rimane sulla pelle e ci ricopre come fossimo parte integrante della banchina. In mezzo alla moltitudine anche io sto lì, dondolando prima su un piede poi sull’altro in una strana dimensione che non è silenzio ma neppure rumore indistinto. È piuttosto rumore organizzato, sempre uguale ad ogni partenza ed arrivo di un treno, lontano, vicino, voci sovrapposte.
Continuo ad oscillare il mio peso, abbozzo due passi, mi volto ancora a guardare l’orologio sul muro. Poggiato all’enorme pilastro di pietra c'è un ragazzo, che fuma.
“Ritardo: 5’”, sospiro sperando che non si moltiplichi e mi sposto di lato trovandomi a ridosso di una panchina di marmo dall’aria gelida anche nel mese di giugno. Un cane mi guarda, forse abbiamo lo stesso stato d’animo, l’attesa, e di nuovo abbassa il muso sulle zampe anteriori, quasi mi metto a uggiolare al suo posto. Ed invece raddrizzo la schiena, allungando le braccia, illudendomi di poter prendere l’iniziativa e finalmente partire.
“Il treno num.. prov…ente da TO-RI-NO POR-TA SU-SA per MI-LA-NO CEN-TRA-LE è in arr.. al binario tre”. La voce registrata mi coglie all’improvviso dal troppo aspettare ed un neonato comincia a frignare con ovvio tempismo. Non importa, è il nostro treno, ci siamo, e la banchina è davvero colma di gente che si allunga per tutto il marciapiede senza oltrepassare la linea gialla.
Salire è un’impresa, trovare posto poi è quasi impensabile in ogni orario di un qualsiasi giorno lavorativo, ma oggi è sabato. Ci si accalca comunque, ma trovo un cantuccio dove accoccolarmi per i prossimi cinquanta minuti a leggere, a sonnecchiare, ad incontrar qualcuno o a guardare l’impasto di colori che scappano indietro veloci, chissà.
Il treno è partito da appena dieci minuti che un ragazzo seduto poco più in là si alza, si allontana, rallenta, si volta, prosegue, si ferma e torna indietro titubante. Con aria accigliata allunga lo sguardo sul fondo del vagone appoggiandosi ai sedili per controbilanciare l’andatura barcollante del treno su cui stiamo. Ancora qualche passo, mi si affianca, io lo guardo e lui chiede: “Scusa, sai dov’è il bagno?”. Glielo indico e prosegue senza esitazioni.
Dunque, stavo allungando le gambe e decidendo se prendere il libro che ho con me o piuttosto rimanere nel dolce far niente. Forse deciderò di godermi la sospensione di tempo tra l’essere partiti e non ancora arrivati, una sorta di oblio personale e tascabile. Un momento di pausa mentale, che non è riposo ma neanche riflessione. È solo il “niente”, è come il gioco di trattenere il respiro. Mi sento così…
“hola segnorita, que pasa?”. Esplode una bolla.
Lo sguardo accigliato sul fondo del vagone ha lasciato il campo ad un sorriso smagliante. Incrocio due occhi mori come la capigliatura, la carnagione ed il temperamento.
Sorrido divertita e rispondo: “Bene… hai trovato il bagno?”.
“Sì, è bastato chiedere, no?”
Con un nulla ci mettiamo a parlare. Gentilmente chiede se può sedersi di fronte a me. Indovino la sua origine messicana invece che spagnola. Lo trovo frizzante, è aria fresca nell’atmosfera stantia di un treno che viaggia sotto il sole. A lui piacciono i miei occhi e me lo dice, fa un po’ lo svenuto, per scherzo oppure no risulta simpatico. Viene da Città del Messico e me ne racconta. Dice che ha studiato per fare la guerra, lo immagino con una divisa da soldato o chissà, ma eccolo a Milano a cercare, trovare un lavoro.
E parliamo, ridiamo e mi ritrovo in un altro posto, in un'altra vita e vedo le stesse cose in un altro modo.
Il treno viaggia e il nostro tempo è contato: cinquanta minuti. Passiamo Novara, Magenta, arriviamo a Rho. Tra dieci minuti saremo a Milano senza più tempo.
Mi guarda e gli piacciono i miei occhi. Sa ballare la pachanga ed io sono una ballerina di tip tap.
Ma quale piccola magia fa incontrare su un treno due persone così simili e diverse?
Stazione centrale, ventitré binari, una moltitudine di passeggeri.
Scendiamo e ci confondiamo tra la gente, due come tanti, ci fermiamo dove non c'è troppo via vai, mi chiede un numero di telefono che non gli do.
Gli porgo invece la mano, la prende e la bacia e come accade quando già le situazioni sono più che singolari, il destino decide di spingerle all’assurdo. Si avvicina un signore distinto e ci impartisce una sintetica lezione sulle regole del baciamano. Poi se ne va via di fretta, a prendere un treno.
Luìs mi guarda, sorride, chiede se può abbracciarmi: sì, può.
E poi anche lui se ne va.

4 commenti:

  1. non ho parole... tante volte non ci sono e non servono.

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  2. ebbrava la nostra silk.Mi e' piaciuto, e' scritto molto bene.E poi mi ha fatto ripensare ai miei giorni all'uni.Ti va di correggere i miei? sono stilisticamente pessimi, visto che ho l'abitudine di scrivere sempre in condizioni alterate.


    Intanto sorseggio un ottimo pinot grigio, e fumo una ottima canna rilassante, visto la giornata stressante a lavoro.


    Per i film te ne dico uno, FIGHT CLUB.E' la mia bibbia.Poi adoro blade runner, tutto kubrik, John Carpenter.E ti consiglio assolutamente "I soliti sospetti" che e' veramente fantastico.L'hai gia' visto?

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  3. Notevole. Davvero. Soprattutto le parti introspettive, del resto il tema del treno è piuttosto trito, non è semplice essere originali in un simile contesto.

    Solo l'inizio zoppica. Il primo paragrafo e fino a che la protagonista non sale a bordo. Troppe parole. Dopo, scorre tutto molto meglio. E mi piace tu abbia usato gli aggettivi con parsimonia, dove servono. Diversamente hai descritto, rappresentato, lasciato all'immaginazione.

    Oh, yes! ;-)



    G.

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  4. Non vedo l'ora!Non ti preoccupare per gli errori, io ne faccio di peggio.Ho il difetto di scrivere sempre e solo di getto, brani compresi.La crema di riso com'e'?Ho una fame letale!

    Se non l'hai ancora visto, guardati i soliti sospetti il prima possibile.Guarda e stupisciti :p

    E' un film che merita.

    Al mobilio non ci faccio mai molto caso, mi preoccupo piu' di tutto il resto.In quanto ad adattabilita' non mi batte nessuno.Pero' sono di un disordinato micidiale.

    Prendo a schaffi il mio amico che russa e vado a dormire.Domani di nuovo sveglia alle 7.Odio la monotonia di un lavoro fisso, mi debilita e annoia piu' di ogni altra cosa...

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