venerdì 24 febbraio 2006

L'infinito


Sono giorni di leggera malinconia. Anche il cielo piange. E mi sembra che l'aria sia pervasa dalla tristezza cosmica di Leopardi. Affascina come questo autore affogava la sua tristezza (e diciamolo anche un po' di sfiga) tra versi e rime. Me lo ritrovo addosso, accanto, di fronte. E mi sorride mesto. Generazioni di studenti hanno immaginato quella collinetta solitaria ed il pensoso poeta intento ad osservare di la' da quella... ma io immagino che la piccola collina possa avere un altro nome, e allora provo a chiamarla Monte di Venere. Cosi' la prospettiva muta, si trasforma, e' tutt'altra... piu' dolce, intima, sommessa. Piu' seducente. Ancora tutto quadra e le parole sono ancora piu' belle nel loro nuovo significato, a formare un quadro semplice e toccante come un Caravaggio.
E questo mi pervade, mi scalda, mi avvolge. E la tristezza diventa miele sulle labbra... sulla pelle...

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
de l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
spazio di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.

mercoledì 15 febbraio 2006

A Monica e Paola


Molti pensieri mi affollano la mente. A volte non scrivo sul blog per mancanza di iniziativa e a volte avrei talmente tante cose da dire che alla fine il risultato e' il medesimo. Nel momento in cui scrivo una mia amica e' addormentata, senza sogni, in un letto di ospedale.
La stanno operando. Le hanno scoperto un tumore.
Ha 32 anni questa ragazza. Da poco e' stata adottata da una gattina che ha chiamato Gertrude. Una mattina ha aperto la finestra e si e' trovata dietro ai vetri una batuffola con un acutissimo miao. Ha chiuso la finetra e ha aperto quella accanto e si e' trovata la stessa gattina e lo stesso miao. Impossibile ignorarla.
Vuole vederla crescere, la sua Gertrude, diventare paffutella, viziata, indolente.
Ti sto pensando amica mia, so che sei in buone mani.
Si pensa di non avere mai nulla. Poi speri dagli accertamenti che, tutto sommato non sia grave, si risolvera'. E invece hai qualcosa... e questo qualcosa ti ha gia' attaccato su piu' fronti. Cosi' capita che il giorno di san valentino lo festeggi con tuo marito, si', ma in ospedale, mentre attendi il giorno dopo.
Ho timore, angoscia, ho tristezza. Ho perso un'altra amica il giorno di Natale.
Allora penso a quanto tempo perso. Quante preoccupazioni inutili. Quanto aspettare senza senso. Penso a quanti desideri irrealizzati, speranze soffocate, decisioni non prese. Penso a quante volte ho rinunciato a vivere, mi sono repressa per assecondare qualcun altro o per l'evolversi delle situazioni. Quante volte sono rimasta aggrappata senza senso al passato o quanto ho pensato al futuro senza mai vivere il momento presente.
E intanto la vita scorre.
E quando meno te lo aspetti, finisce.

lunedì 6 febbraio 2006


Lacrime, lacrime... Sono stanca... sono stanca di piangere. "Messieur, gradirei un po' di risate per il mio piatto vuoto". Mi chiedo quante siano fin qui le lacrime versate... riempirebbero un bicchiere? Oppure un secchio? Riempiono la mia vita pero'.
Lacrime di gioia
o dolore.
Lacrime di rabbia,
di stanchezza,
di abbandono.
Riempiono gli occhi
mentre svuotano l'anima.

Lacrime di silenzi
e parole sbagliate.
Lacrime che cadono,
scivolano,
percorrono,
si asciugano lasciando sale,
e pelle segnata.

Lacrime di ricordi passati,
di altri tempi,
e luoghi,
di altre persone.
Lacrime di abbracci presenti,
di occasioni mancate,
di finti rifugi e promesse
dove sparire il dolore.
Dove spartire il silenzio.