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lunedì 21 marzo 2022

 CHIARA CLARA - 12/02/2022


Scivoli via tra le dita come sabbia,
non posso trattenerti per quanto io ci provi.

Esisti nei miei pensieri, nei miei sogni
indelebile e immutabile come eri allora.

Canti in perfetta solitudine
con qualcuno che tu sola puoi vedere.

La tua notte insonne è anche la mia, mentre ti inseguo,
e mi turbi e affondo in mille dubbi.

Mi scivoli tra le dita e non ho il potere di trattenerti.
È l’effimero desiderio di una stella cadente.

Il mio nome è un suono estraneo
come pure le linee del mio viso ti appaiono confuse.

Se la tua memoria vacilla, nella mia conserverò i tuoi ricordi
assieme alla tua dignità.

Il tuo segno l’hai lasciato nei gesti delle mie mani,
nei miei tratti,
nelle ansie e nelle cose buffe.

Te ne sei andata in silenzio, con un piccolo soffio,
ma il tuo è un segno che nessuna pioggia,
nessuna goccia,
nessuna lacrima cancellerà.



giovedì 2 luglio 2020



Fermo restando che in tutta la mia vita non mi sono mai sentita davvero parte di un gruppo, ad eccezione di quando avevo 16 anni ed ero negli Scout (e a distanza di anni ho scoperto che anche li’ in realtà c’erano dei gruppi A e gruppi B… e io ingenuamente non me ne sono mai accorta), questa cosa di essere di serie A o di serie B (o C o D…) continua a reiterarsi nella mia vita.
Glisso a volo radente sui tempi della scuola in cui ero immancabilmente nel gruppo “degli sfigati”,
Continuo ad essere nel gruppo B anche in ufficio dove posso constatare che, nonostante io mi sia sempre fatta un discreto mazzo, sono gli altri ad aver avanzamenti e aumenti. E’ vero io non so chiedere e non so rompere le scatole per ottenere… di nuovo ingenuamente credo che il merito vada riconosciuto.

Ma ora siamo all’apoteosi dell’assurdo.
In questo nuovo maneggio la fauna è piuttosto giovane, ma fino al pre-covid, ci si amalgamava abbastanza bene, si organizzavano degli aperitivi o feste compleanni improvvisate, insomma si faceva volentieri un po’ di bisboccia.
Un fondo di leggera “scomodità” nella situazione ammetto di averla sempre sentita… il non sentirsi proprio del tutto a proprio agio… ma l’ho sempre imputato alla differenza di età.
Post-covid scopriamo che loro si ritrovano in piscina, organizzano grigliate o bevute al pub… e immancabilmente noi (io, Fulvio e un paio di altri amici arrivati da mio ex-maneggio) siamo stati totalmente ignorati, non considerati e, cherry on the top, si organizzano con orari, vestiti ecc. di fronte a noi come se non esistessimo proprio!!!! Io trovo che sia il massimo della maleducazione!

Fermo restando che non abbiamo avuto nessun comportamento ne’ male lingua che possa giustificare questo… almeno abbi un po’ di creanza a cercare di non farlo sapere! Che poi se metti le “storie” su Facebook/Instagram/whatsapp…. sei pure un po’ deficiente!

Gruppo B. Immancabilmente gruppo B.
E piu’ che altro io continuo a chiedermi, da anni, da tutta la vita…. Perche’?
Cos’e’ che non mi rende “vincente”?
Cosa mi accomuna a Fulvio e agli altri (cmq diversi da me) per condividere la stessa etichetta di “sfigati”?

Nei rapporti umani di ogni genere senza remore posso dire di metterci l’onesta’. Faccio in ogni caso del mio meglio anche quando gli altri non lo meritano… forse la verità è che la maggior parte delle persone non mettono la stessa onesta’, mostrando semplicemente la facciata, l'esteriorità (e per me una certa pochezza) nei rapporti con gli altri. E fra loro si trovano bene… e con noi invece no.
Boh… questo è un dubbio che mi perseguiterà credo per tutta la vita. Non riuscirò mai a capire perché finisco sempre nel gruppo B.
Penso che sul tema esprimerò un desiderio alle stelle cadenti; che si sa, quasi sempre si avverano.

giovedì 18 aprile 2019


Una vita per un’altra vita.
Ieri è stata una giornata cominciata con un uomo che si è suicidato all'entrata degli uffici dove lavoro ed e’ finita con la nascita di un bambino nuovo, figlio di un collega.
Strano come a volte si incrocino gli eventi, come se ci fosse un filo che ci unisce tutti.
Chissà. Forse c’è.

Fatto sta che è stata una giornata intensa, difficile sia per chi si e’ trovato in qualche modo direttamente coinvolto nella vicenda, sia per chi non lo è stato.
Non abito a Buenos Aires o vattelappesca, dove eventi di questo genere possono anche non stupire più di tanto.
Abito in un piccolo centro, dove il gossip cittadino arriva prima della testata giornalistica locale.
Non siamo… non sono… avvezza a questo tipo di emozioni.

Ma ieri è anche iniziata una nuova vita. E alla fin fine è stato un pareggio.

venerdì 8 marzo 2019


La verità è che sono triste. Molto triste.
Un paio di settimane fa mio papà è caduto in casa e si è rotto la 4’ vertebra lombare. In più 4, 5 giorni fa si è svegliato al mattino confuso e dicendo cose senza senso (pure lui!). Ecco, adesso la situazione (già bella tosta) si fa ancora più tosta. Se mio papà cede (e prima o poi, dato che ha 82 anni, succederà) non ci salviamo più.
Mia sorella già accenna a voler mettere mamma nella sez. Alzheimer del pensionato.
Io tremo al solo pensiero di farla finire così, che in un mese l’ammazzano.
Sono triste, e preoccupata e ciononostante so che perdere le persone a noi vicine è un passo obbligato. Che tutti ne farebbero a meno ma non è possibile. Di lì si deve passare e tutti prima o poi dovremo morire.
Considerazioni tristi per pensieri tristi.
Secondo me sarebbe più umano almeno tentare la strada di tenerla a casa sua con due persone dedicate 24h su 24. Almeno tentare.
Non so come andrà a finire… non bene ma vorrei nel modo più sereno per tutti almeno.
Ma vista la struttura e i rapporti nella ia famiglia temo che questo sia un vero miraggio.

E io intanto cerco di sopravvivere e di galleggiare, di dormire, di non piangere e abbattermi troppo. Cerco di rimanere razionale, di accettare, di dare retta a quel santo di Fulvio che mi rimane accanto e che spesso mi consiglia con la sua visione logica degli eventi e delle persone. Quello che non voglio è avere un altro esaurimento. Tornare a stare male, ad avere attacchi di ansia e panico. Farò di tutto per oppormi a questo, anche se può non essere compreso dagli altri, anche se significa stare da parte o farmi sbattere il telefono in faccia.
In ciò che posso fare posso arrivare solo fino ad un certo punto, oltre devo tutelare me stessa.

mercoledì 27 febbraio 2019


Da un po’ di mesi a questa parte mi sono iscritta ad un sito gratuito di “amici di penna”.
La cosa è partita un po’ dalla necessità di praticare l’inglese senza infognarmi nelle solite lezioni settimanali che, dopo averle frequentate per anni (anche in modalità one-to-one con insegnante madrelingua) francamente mi hanno abbastanza stancato.
Per la verità, nel risistemare qualche angolo dell’armadio, mi è venuta in mano una scatola da scarpe rossa dove dentro, sorpresa sorpresa, ho rinvenuto delle sgualcite vecchie lettere di quando, adolescente, tenevo una lenta e faticosa corrispondenza con una ragazzina americana! Negli anni ’80 a scuola, l’insegnante di inglese usava abbastanza incoraggiare queste corrispondenze “pen pal” e ricordo che mi aveva dato questo nominativo.
Lo scambio letterario era durato qualche mese con una fatica improba da parte mia che, obbligatoriamente, dovevo coinvolgere mia sorella per le traduzioni! Dopo qualche scambio di piccoli regali (orecchini minutissimi, braccialetti di corda e robe che potevano stare dentro ad una lettera) la nostra relazione epistolare si interruppe quando io scrissi che, per merenda, mangiavamo degli “snack”… ma scrissi “snake”, e lei non mi rispose piu’!

Ecco, per tornare “a bomba”, da circa l’autunno scorso mi sono iscritta a questo sito di “pen pal”, versione moderna dello scambio epistolare..
I lati positivi sono che non spendo soldi per i francobolli e soprattutto la corrispondenza ci guadagna in termini di tempo!
Mi sono piovute richieste di amicizia (alcune alquanto ambigue anche) e ho intavolato qualche chiacchera con persone che poi sono sparite velocemente tanto quanto erano arrivate… ma a distanza di tempo sto conservando una buona corrispondenza con una donna tedesca e un uomo iraniano. E la cosa mi fa piacere. E’ piuttosto singolare e sto scoprendo abitudini e tradizioni ben diverse dalle mie!
E tra l’altro faccio anche pratica di inglese in modo si’ obbligato ma piu’ divertente!
E’ un modo per uscire dalla routine, relazionarmi con altre persone oltre le solite che ho intorno, per pensare ad altro rispetto alle grane quotidiane. Ma anche per aprire un po’ la mente, “viaggiare” quando non se ne ha la possibilità in termini di tempo e denaro…
A conti fatti, ne sono contenta! Ho avuto una buona idea!

venerdì 5 ottobre 2018

In questi giorni sono a casa dal lavoro.
Mi sono beccata lo svarione stagionale..raffreddore, mal di gola, tosse....
Cmq in questi giorni di pausa dal mondo, in cui me ne sto in casa, piu' o meno a riposo, mi accorgo che tornano a galla vecchi amori... ho riesumato la chitarra dalla sua custodia e anche se è un po' scordata e le dita non si ricordano e non si muovono con la stessa dimestichezza sulle corde, anche se la voce è altrettanto arrugginita (col mal di gola poi!)... ancora riesco ad emozionarmi, a coinvolgermi.
Suono la chitarra solo per me, ho imparato da sola ai tempi degli scouts e ho continuato a "cantarmela e suonarmela" semplicemente come passatempo per un certo periodo.
Poi la vita è cambiata, i ritmi e tante cose... e la chitarra è rimasta nella sua custodia in docile attesa.
Ho rispolverato qualche intramontabile testo (Guccini, Ruggeri, De Andrè, De Gregori, Pino Daniele..) robe cosi'... e il tempo passato mi ha fatto rileggere i testi dando loro un nuovo significato (forse quello vero, non so) che è profondamente diverso dal senso che leggevo a 15 anni ma anche a 30.
Ovvio, anche un po' banale, ma in questo momento mi sento nostalgica e anche un po' felice.

mercoledì 5 settembre 2018


Si vive alla giornata…
Non posso proprio lamentarmi, la mia settimana standard prevede una giornata di disperazione e pianti, una giornata di euforia da maneggio, una giornata di fatiche casalinghe, una giornata di riposo, una giornata di nevrosi da ufficio, una giornata di riflessioni sul tempo che passa e il senso della vita (oggi)… ma chi sta meglio di me?
Ho una vita varia ed emozionante, le montagne russe del migliore parco divertimenti mi fanno una pippa!

giovedì 19 luglio 2018

Pasticcio di riflessioni.

Eccomi ormai tornata dalle ferie estive… “sole, cuore, amore” e bon.
Sono stata bene e mi sono rilassata e, considerando la situazione lavorativa piuttosto stressante e ancor piu’ quella familiare (gestione genitori anziani), e’ stata assolutamente una manna dal cielo! Non mi sto lamentando.

Eppure…
Il mio animo, che conserva una porzione della particina avventurosa e incosciente tipica della adolescenza, vorrebbe impiegare il poco tempo a disposizione per partire, viaggiare, visitare luoghi piu’ o meno distanti e meno degradati dall’economia del turismo e del mondo globale.
La restante parte, in particolare le mie viscere gastrico-intestinali e l'apparato vestibolare, invece non reggerebbero.

Non lo nego, sono un po’ giu’. Torno con la ovvia consapevolezza di ritrovare intatti i problemi e le situazioni di sempre.
Cristallizzati come costruzioni di sale. Ed il distacco da esse le amplifica al ritorno, le rende meno sopportabili, piu’ insidiose.
Il dubbio che sto conducendo una vita di merda viene.

In questa mia vita ci sono cose che mi mancano quando sono via ma col passare del tempo il senso di nostalgia (quasi di abbandono), fortissimo quando ero piu’ giovane, si e’ invece attenuato e si affaccia la consapevolezza che la “casa” l’abbiamo in noi stessi, nei ricordi, nelle abitudini, nella cultura, nelle manchevolezze, nella profonda natura di quello che siamo.
Se dalle vacanze non si tornasse, ci si fermasse in un posto (con un clima piu’ compiacente), con il tempo ricreeremmo legami, hobbies, routine non cosi' diverse da quelle precedenti, rendendo inutile il cambiamento?

domenica 22 dicembre 2013


In qs giorni sono un po' mesta. Lo so, dovrebbero esserci lo spirito natalizio... e le lucine... e le carole.... e invece sono un po' mesta.
Rileggevo cose scritte ormai nel 2007, 2008. Cose su me stessa e sul mio stato d'animo. E mi sono stupita.
Di quanto stessi male allora, di quanti dubbi avessi, e confusione. Leggendo ho provato pena per me stessa. Circondata da situazioni una peggio dell'altra che creavano confusione, indecisione e timori sul futuro. Non era possibile non accusare nessun tipo di malessere, eppure allora ne ero stupita.
Non so se le persone che hanno dubbi e domande siano piu' deboli, e quelle che vanno avanti senza mai chiedersi nulla siano piu' forti. Davvero non saprei.
Ma allora sbattevo la testa contro i muri pur di venirne fuori, ed ora invece mi sento con i piedi ben piantati a terra per la prima volta in vita mia. Non piu' alla deriva, non piu' sbatacchiata dalle onde.
E non so neanche bene come.
So che ho fatto delle scelte, affrontato sfide che mi facevano paura, so che a un certo punto mi sono anche rotta decisamente le palle... ma molte cose che un tempo sembravano miraggi od insensatezze, sono diventate reali e comprensibili.
Non posso dire che finalmente sto bene, che tutto si e' rimesso a posto, che da ora in avanti sono in grado di affrontare qualsiasi cosa...non me la sento. Troppe volte sono caduta per pensare che non succederà di nuovo. Proseguo a vista, tamponando le sbandate per evitare di finire completamente fuori strada.
Lo so, non sono tipiche considerazioni di Natale. Non sono pensieri di gioia, amore e speranza nel futuro. Ma, per quanto il tempo rimargini le ferite, c'e' stata troppa paura e sofferenza per non portarne i segni.
 
Un augurio sincero a chi sta combattendo qualche sorta di battaglia.
Buon Natale.

giovedì 26 settembre 2013

Penso che stare con qualcuno significhi trovare una persona con cui davvero ami chiacchierare!

venerdì 8 febbraio 2013

A un certo punto mi son trovata dall'altra parte, e non so ne' quando ne' come sia successo.
Dall'essere tormentata, sono passata a capire le ragioni che un tempo sentivo pronunciare dai miei genitori facendomi ribollire il sangue...
E' difficile da spiegare, ma me ne rendo conto quando ascolto o affronto dilemmi miei o di altri sulla vita (quella pratica: spese, famiglia, matrimonio, casa, tempo che manca...) in generale.
Vuol dire essere diventati adulti? Forse vuol dire essersi standardizzati al sistema.
C'e' un solo ambito dove ancora riconosco come un tempo ero (come forse siamo stati tutti), ed e' il lavoro. Dove non accetto la mancanza di soddisfazione, le regole del "morte tua, vita mia", del rimanere oltre l'orario (anche se non necessario o inutile) perche' e' cosi' che si ottiene un avanzamento....
 
Deduco che probabilmente la mutazione in "persona adulta" non e' ancora completa!

sabato 3 marzo 2012


L'uomo perfetto
 
Ogni tanto mi lamento che vorrei un uomo stabile, fedele, sicuro di se' e indipendente (gia' cosi' specie in via di estinzione) ed in piu', sensibile e che sapesse capire i miei svarioni emotivi.
Lo so, e' impossibile: si hanno gli svarioni perche' non si e' persone stabili e sicure (ed io lo so bene) altrimenti non si patirebbe di certi cali d'umore e ansie.
Ho accanto (e per fortuna) la "specie in via d'estinzione" di cui sopra eppure, nonostante sia consapevole di come funzionano le cose, perche' vorrei sempre avere tutti e due gli aspetti nella stessa persona? E' per questo che si tradisce? Perche' si puo' trovare cio' di cui hai bisogno solo in persone differenti?

giovedì 4 agosto 2011

Ogni volta che si vuole ottenere qlcosa, per avere di piu' o per farsi le proprie ragioni, si deve fare i conti con un po' di agitazione. Almeno per me. E' la mia vita. Perche' significa che qlcosa sta cambiando o cambiera'. Ma ieri sera a letto pensavo che innanzitutto non e' possibile che le cose non cambino mai, soprattutto nelle piccolezze; ma, piu' importante, e' meglio cavalcare un po' di agitazione ed ottenere il risultato che non avere l'agitazione ma tenersi il nervoso o l'apatia continuando a subire (ed avendo alla fine l'ansia).


Nella vita si subisce sempre un po', e' inevitabile, ma ci deve essere un minimo equilibrio con il farsi le proprie ragioni.


Cosi' ho immaginato che subire equivale a scappare, mentre farsi le proprie ragioni equivale a girarsi e guardare in faccia a quel che sta succedendo. Insomma, affrontare le cose, anche se con un po' di paura, guardarle, capirle e risolverle significa far diventare l'ansia piccola piccola. Una cosa da poco.

Devo aver fatto centro, perche' ieri sera con questo pensiero mi sono acquietata ed addormentata.


L'insegnamento e': se ti insegue un enorme dragone trova il coraggio di voltarti, potrebbe esserci solo un bruchino!

giovedì 26 maggio 2011

Io e me stessa


L'unica persona con cui devo convivere per sempre sono io stessa.Sara' banale ma in questo momento per me e' profondamente una rivelazione.

Si convive coi genitori finche' non si prende la propria strada.

Si convive con la sorella finche' non e' naturale fare ognuna le proprie scelte di vita.

Si convive con il fidanzato / marito... finche' dura! Altrimenti si sciolgono il patto e gli interessi.

Ma con se stessi si fanno i conti tutta la vita, con te stesso non ti lascerai mai. Quando ti lasci e' finita sia la gioia sia la sofferenza.

Non e' vero che ci si puo' lasciare da se stessi, anche il piu' depresso dei depressi o il piu' ansioso degli ansiosi continuano a fare i conti con loro stessi e con il loro malessere. Ma non si "autolasciano" perche' qs non e' proprio possibile.

Significa che hai sempre una persona unica e irripetibile su cui contare. Ho cercato approvazione da mia sorella, dal mio fidanzato, dalla psicologa, da medici, colleghi, amici.... ma dopo un po' ne hanno a basta e io mi sento sempre sola e incompresa.

"Nessuno che mi capisce e dopo un po' ecco che mi abbandonano...", ma la verita' e' che anche quando non mi abbandonano, non mi basta, e allora? Perche', volenti o nolenti, si e' entita' separate.

Ma io e me stessa no. Sono e saro' sempre con me.

E allora mi devo trattare bene e rispettare. Ed ho il diritto di protestare alzando la voce, non stando male, facendomi le mie ragioni.

Ho il diritto e il dovere di divertirmi, di gratificarmi, di fare cio' che mi fa stare bene, di curarmi, di non negarmi di vivere perche' cmq non muoio di ansia (e l'ho piu' che mai testato e lo so bene) ed intanto lascio passare la vita senza divertirmi e assaporarla davvero.

E la vita dura un attimo, qs e' la verita' ed io la sto sprecando se continuo a cercare la compagnia, l'approvazione e la comprensione in altri invece che dall'unica persona che puo' darmi cio' che voglio profondamente. Me stessa.

Tutto il resto e' un dono.

giovedì 13 gennaio 2011

Egr. Sig. M,

affido questa mail alla rete con la quasi certezza che non Le arrivera' mai ne' mai la leggera', in ogni caso ci tengo ugualmente a scriverLe per ringraziarLa. E' ovvio che le Sue azioni siano spinte principalmente da interessi economici, ma credo che anche Le stia un po' a cuore questa nostra povera Patria per cui nessuno fa niente e chi ci prova non ho dubbi che si trovi ad affrontare "uno sforzo sovrumano". La ringrazio e ammiro per cercare di cambiare le cose, impresa mai facile o senza controversie neppure nella piu' piccola delle realta'. Continuare a lamentarsi e basta e' piu' facile e consuma meno energie. Mi perdoni se La vedo come un supereroe moderno senza mantello e calzamaglia ma provvisto di una intelligente tenacia. Grazie per saper comunicare in un modo semplice, diretto, chiaro e lineare tra tanti che invece non sanno o non vogliono farlo. Non ho l'eta' per aver partecipato a lotte sindacali, non sono una operaia, non sono indubbiamente un alto livello, ma semplicemente una impiegata che cerca, nel suo piccolo, di ragionare autonomamente su cio' che accade.

Penso che Lei possa davvero fare la differenza nel Suo tempo ma anche oltre, come l'effetto di un'onda lunga.


Se dovesse mai arrivarLe questa mail, La prego vivamente di perdonare il disturbo arrecato.

Con i piu' cordiali saluti.

martedì 28 settembre 2010

Ebbene, questo e' un altro di quei momenti bui che mi tocca attraversare. avrei dovuto affrontare ben prima certi "nodi" sulla mia strada, ma pazienza, le cose si affrontano quando ci e' dato di poterle affrontare con la forza giusta e nel momento giusto.


Devo ammettere che e' dura pero', proprio dura, anche quando le cose che succedono sono cose belle. Ma che schifezza e' la vita? Oggi riprendo il mio corso di tap. Sono contenta, oltre ad entrate extra potro' continuare il lavoro iniziato. Gli allievi meritano di poter imparare un po' di piu' dato che l'anno scorso erano rimasti penalizzati dall'arrivo tardivo delle scarpe. E come si fa a fare tip tap senza le scarpe da tip tap? Per un po' si fa correggendo comunque gli errori, pero' poi e' dura anche li'.


Vedremo.


Continuo a dire "vedremo", mi sembra una parolina magica che mi consente di attendere senza farmi sospirare troppo e addolorare troppo. "Vedremo" attualmente mi sembra una formula che garantisca il lieto fine delle cose. "vedremo" significa che comunque vada sara' passata la bufera, ci rialzeremo in piedi, saremo li' a guardare e un altro po' di tempo sara' passato. "vedremo" e' quasi anche una garanzia a posticipare cose che invece dovrebbero essere affrontate e non se ne ha proprio voglia. "vedremo" e' la vita ch ti sfugge, che ti cambia tra le dita. E' quella parte che non puoi decidere ne' controllare fino in fondo. "vedremo" e' esorcizzare l'imprevisto che un po' ti fa paura e a cui sai che stai andando incontro. "vedremo" e' il modo giusto perche' chissa' cosa c'e' ad aspettarti dietro l'angolo e ti costringe ad essere malleabile.


Ho intrapreso una strada, ho scelto di intraprenderla, ho combattuto e discusso per questa scelta, non ho mollato anche se mostrare quanto cuore si mette dentro alle cose non e' sempre facile soprattutto con chi sta piu' vicino. E' un paradosso, ma e' sempre stato cosi', forse per questo ad un certo punto le emozioni, i desideri e le delusioni sono esplosi cosi' violentemente per uscire a farsi vedere. Vorrei urlare tutti i dubbi, vorrei prendere a calci un sacco per la boxe e invece devo pazientare, ci sara' il momento dell'azione. Lo "vedremo".

mercoledì 4 agosto 2010

Ora.... come puo' il destino essere cosi' noioso e invadente da fare capolino in un caldo e indolente pomeriggio d'agosto? Stavo facendo due passi col mio novio nel solito centro citta'. Gia' abbastanza annoiati dalla solita monotonia. Entro nella via del centro da una traversa laterale e incrocio una persona che non vedo da anni, che non so neppure se mi ha vista o meno e che mi coglie completamente impreparata. In meno di una manciata di secondi mi volto per verificare di non avere le traveggole e in un attimo mi sale il caldo alla testa.


Appena un secondo dopo sarebbe bastato a non farmi incontrare la persona in questione.


Ma si puo'?

martedì 4 maggio 2010

Dove vorrei essere fra due anni?

Ieri il mio moroso mi ha fatto qs domanda perche' io sono sempre quella che guarda indietro piu' che guardare avanti... e mi sono resa conto che... non lo so! Non so cosa desidererei.... perche' e' ben diverso dire "come penso che potra' essere la mia vita tra due anni" e "come vorrei che fosse".

In realta' circa due anni fa ho cambiato mansione per l'ennesima volta... e sono finita in un posto dove mai avrei pensato di finire, trovandomi tutto sommato anche bene quando non ci avrei scommesso neanche un soldo. La realta' e' che le cose in un modo o in n altro cambiano e spesso non lo decidiamo neppure, oppure lo decidiamo senza sapere che strada andremo ad intraprendere. Ho letto una bella frase che dice "il modo migliore per predire il futuro, e' inventarlo". credo che sia ora di cominciare ad inventarlo almeno per le cose che sono di nostra competenza. Cose piccole, un corso che fa divertire, un hobby... la verita' e' che sto prendendo tutto quello che faccio maledettamente sul serio, con un grado di responsabilita' e pignoleria che a questo punto mi stanca e mi annoia. Credo che nella vita ci sia un gran bisogno di autoironia e leggerezza. Sempre.

lunedì 26 aprile 2010

Mi ricordo una scena del film "il gladiatore" dove lui dice "non ho nessun potere, sono solo un gladiatore che ha il favore del popolo perche' lo fa divertire" (su per giu') e la sciura (sua ex e sorella dell'imperatore) gli risponde "quello, e' il potere".

Ora, questa cosa del potere e' una cosa strana... a volte qlcuno ci chiede un consiglio e io (che negli anni ho imparato qlcosetta) non fornisco mai risposte, ma cerco semplicemente di dare uno spunto di riflessione. Penso che di risposte giuste ognuno abbia le proprie per se stesso, soprattutto quando si ha a che fare con persone con cui non si ha tutta qs confidenza o per situazioni delicate.

In ogni caso, tornando a monte, ho dato uno spunto di riflessione venerdi' a qlcuno pensando che non sarebbe stato preso in considerazione o cmq presto dimenticato, invece oggi mi e' stato detto che il "consiglio" si e' rivelato utile. Offrire una riflessione, che in qlche modo e' anche una critica costruttiva, anche questo e' "potere"?

mercoledì 24 marzo 2010

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?



Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.

Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.

Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.

Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."



.....ma come fa ad avere scritto questa pagina Elsa Morante, che è morta nel 1985? Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini.

(Lo scritto, del 1° maggio 1945, intitolato Il Capo del Governo è in Pagine autobiografiche postume, pubblicate in "Paragone Letteratura", n.456, febbraio 1988, ed è stato riproposto recentemente dalla rivista Atti Impuri).