giovedì 15 settembre 2005

Si puo' essere in ogni luogo e in ogni tempo ma ovunque ci sara' sempre la vecchia cara Rete. Porto sicuro a cui approdare. Un porto senza precise coordinate geografiche, dove siamo parole senza volto ne' sostanza. un porto dove ci si incontra, si discute, ci si sente meno soli talvolta o semplicemente al sicuro dall'essere dispersi e senza dimora.


Vi ringrazio per i commenti al mio precedente post, e vi ringrazio davvero per esserci.  Un abbraccio grande.

lunedì 5 settembre 2005

Nell'aria c'e' Autunno. Non fa dormire, rende malinconici e fa tornare sui propri passi amici e fidanzati del passato. Ci vorrebbe un antidoto. Penso si siano invertiti i ruoli, adesso diciamo "valli a capire gli uomini!". Eh gia', perche' dovrebbero darli con le istruzioni per l'uso. Cosi' capita di ritrovare persone che per un verso o per l'altro sono riusciti a deludere e a ferire, ripresentarsi alla porta come se nulla fosse accaduto, alla ricerca impossibile di chissa' quale riabilitazione... Non nego disponibilita' e buone intenzioni nei confronti di nessuno, ma di fronte a eclatanti scivoloni non riesco a tenere lo stesso comportamento di prima. La delusione in un rapporto porta a un cambiamento, al ridimensionamento delle proprie aspettative, alla consapevolezza della natura di chi ci sta nuovamente di fronte. Il dilemma e' se rimanere perplessi ed accettare un relativo interesse amicale senza piu' verve oppure chiarire, con una sfuriata o una imprescindibile calma zen, le questioni in sospeso. La risposta probabilmente e' valutare quanto il gioco valga la candela e fare di conseguenza... che fatica pero'.

sabato 27 agosto 2005

Storie d'Ufficio


Agosto. Tempo di mare, vacanze e relax.
Non per me che, per mia scelta è chiaro, lo passo lavorando alacremente.

SilkStocking prende posto alla tastiera. Alla sua destra il collega già si concentra per il tiro. Nella mano rigira nervosamente la pallina autoprodotta. La tensione è palpabile, signore e signori. Il piede saldamente ancorato alla terra del monte di lancio. Ora flette le gambe. Sposta il peso all’indietro. Carica il braccio e… STRIKE!
Il ricevitore gira su se stesso. Scaglia a terra l’improvvisata mazza ed avvia una concitata discussione con l’arbitro. Niente da fare. ELIMINATO.

E in quel preciso istante, dalla porta, entra il Capo del Personale.

Il battitore, in un unico fluido movimento, nasconde in tasca la seconda pallina autoprodotta.
SilkStocking sprofonda al riparo del video e fa concitati segnali al battitore. Un nuovo schema? Un’altra tattica di giuoco? No dannazione, stoppa la musica!

E poi, come ogni vera squadra, sorridono. Uniti anche nelle avversità.

giovedì 25 agosto 2005

Inclino la testa. Note sfuggono dal pianoforte.
“Mi incanti… Quale segreto tra quei tasti?”
“Solo l’anima, amica mia”

martedì 23 agosto 2005

Sto come un giorno senza pioggia e senza vento
di cui potersi lamentare.
Come terra presa a schiaffi
da piedi nudi a intirizzire.

Come una caffettiera stanca,
brontola e vomita il suo scuro tesoro.
Una radio gracchiante notizie uguali dal mondo
mentre indossa un orario spiacente.

Sono una canzone graffiante e graffiata
da ogni scaltra puntina sottile.
Anima fiera
di un tronco curvato.


                              Silk

sabato 13 agosto 2005

Su Buzzati      


Ventinove anni e chilometri d’inchiostro snodati con pazienza dalla carta, sotto l’ombra di buon Jazz.
Pensi quasi di essere al sicuro. Stai al sicuro con un libro tra le mani, in un tempo che è una corsa ad immagini da rabbrividire ed emozioni sempre troppo forti. In un tempo dove ogni senso deve stare allo scoperto. Con un libro tra le mani sei al sicuro.
O così credi. Finchè leggi un racconto di Buzzati.
“Mai letto niente di Buzzati…”, “Leggilo, please. I racconti soprattutto. Ti perdi qualcosa”.
Ed è vero. Perdi qualcosa se lo ignori e se lo leggi ti perdi nelle emozioni che ti dà. E ti perdi nelle disserzioni della critica sulla tecnica narrativa usata dall’autore e ti accigli cercando di capire.
Tutto vero e lo sai bene.
Ma non è solo la tecnica, non è solo la superba conoscenza delle parole, non è solo quel linguaggio semplice e lineare. Quello che ti arriva quando di Buzzati leggi anche un solo unico racconto, non sai bene che cos’è, ma è.
Si fa strada entrando dai tuoi occhi, scarta in basso dribblando il cervello ed arriva sapientemente ai nervi.
E ci rimane.
Continui a leggere e non vorresti, perché sei tutt’altro che al sicuro.
E sei fottuto e innamorato. Di quella roba lì.



giovedì 11 agosto 2005

Esperimento n.3



“Ma tu sai come viviamo qui dentro? Bianco il pavimento, le pareti. Bianco anche il soffitto. Appiccico l’orecchio al muro, per cercare di sentire qualcosa, un suono qualunque. Niente. Hanno eliminato tutti i rumori”. Parla, mezza storta sulla sedia. Addosso il peso di uno sguardo greve. “E le luci, non spengono mai le luci...” Parla, e il torpore si fa strada sottopelle. “Non riesco a dormire”. Sul dorso delle mani. Nella punta delle dita. “Maledetto silenzio”. Prende fiato. Aghi in tutto l’avambraccio. Gli occhi riflettono sgomento. “Manca l’aria…”. Tace.
Il silenzio è la battuta che continua a recitare. Troppo a lungo. Prova a stendere le dita. Bloccate, come artigli. Guarda il pubblico e non vede. Paura è ora l’ombra nella mente. Sale dalle braccia. Accarezza il lungo collo. Sorride. E taglia di netto il respiro.
Dalla quinta esce qualcuno. Perentorie quattro semplici parole
“il tempo e’ scaduto”.
Buio.